Le origini
La cartografia è il ramo della scienza geografica che rappresenta il territorio e i fenomeni che vi si sviluppano. Le carte possono essere di genere differente a seconda delle esigenze che devono soddisfare. Nell'antichità venivano suddivise schematicamente in itinerarie, nautiche, politiche, topografiche e tematiche. Le itinerarie, le più semplici, erano utilizzate per rappresentare percorsi d'interesse militare ed economico. Le carte nautiche, create con lo scopo di indicare la rotta ai navigatori, iniziarono ad apparire nel III d.C., si diffusero ad iniziare dal XIII secolo e nel medioevo, quando presero il nome di portolani, si arricchirono di dati e descrizioni. Le carte topografiche rappresentavano porzioni di territorio, la morfologia, i corsi d'acqua e i centri abitati; se rappresentavano le coste potevano prendere il nome di idrografiche. Infine le carte tematiche si realizzano per rappresentare uno o più tematismi.
La cartografia ebbe origine presumibilmente all'inizio della storia umana: con l'evolversi della civiltà l'uomo per le sue attività ha sentito il bisogno di rappresentare la terra, al fine di agevolare i suoi spostamenti per scopi sia economici sia militari e, perciò, possono essere considerati abbozzi cartografici i tentativi dell'uomo primitivo di fissare la posizione della propria dimora, o gli itinerari che seguiva nei trasferimenti, attraverso segni che, impressi in materiali di diverso tipo, costituiscono l'espressione grafica dell'idea che i nostri progenitori avevano del mondo circostante.
Si ritiene che le più antiche rappresentazioni cartografiche conosciute siano quelle impresse in alcune tavolette babilonesi contenenti delle mappe che risalgono a più di 3000 anni fa. Quella civiltà dovette fare un uso diffuso della raffigurazione del territorio e per lungo tempo, infatti, in un'altra tavoletta d'argilla risalente al VII secolo a. C. è incisa una rappresentazione della Terra, vista come un cerchio circondato dall'Oceano.
Anche in Italia le rappresentazioni del territorio sono conosciute fin dalla preistoria; le prime di cui si ha notizia sembra siano alcune incisioni rupestri presenti a Bedolina (Val Camonica), datate al II millennio a. C., che sono interpretate come una mappa con particelle di terreno e confini di proprietà.
Già attorno al 2000 a. C. nelle civiltà antiche della Mesopotamia e dell'Egitto, l'agrimensura era diventata una professione costituita che si avvaleva del supporto di strumenti cartografici: possiamo farci un'idea delle mappe disegnate dagli agrimensori egizi attorno al 1000 a. C. osservando i Campi dei morti, nei quali è rappresentata la concezione che quel popolo aveva della vita nell'aldilà, con raffigurazioni di appezzamenti circondati dall'acqua e attraversati da canali.
Anche gli antichi Cinesi, Greci e Romani si sforzavano di rappresentare i rilievi del terreno come le montagne e le colline per mezzo di segni grafici. I Romani usavano correntemente mappe con scopi catastali e fiscali; dovendo inoltre curare l'efficienza dei sistemi di collegamento nel vastissimo impero, sentivano la necessità di tracciare degli itinerari per terra e per mare. Per tale motivo profusero un notevole impegno nel creare carte adatte all'utilizzo pratico che, col progredire delle conoscenze, divennero via via più complesse. Da una di queste carte, disegnata attorno al 280 d. C. e rappresentante l'intero Impero Romano, deriva la copia medievale nota come Tabula Peutingeriana.
Ma la necessità di rappresentare percorsi e itinerari era sentita anche presso popoli lontani. i pellerossa dell'America Settentrionale, ad esempio, disegnavano su cortecce di betulla dei tracciati da cui si potevano ricavare indicazioni atte a ricostruire la strada da seguire nei loro spostamenti. Nel Pacifico occidentale, invece, gli abitanti delle Isole Marshall riuscivano a realizzare rudimentali carte nautiche raffigurando, con bacchette di legno e conchiglie, le direzioni delle ondazioni nelle varie stagioni. Come curiosità si può ricordare che, nella prima metà del XVI secolo, il 1519 e il 1521 la conquista del Messico da parte dello spagnolo Hernán. Cortés fu facilitata notevolmente da carte azteche dipinte su tessuto, sulle quali erano rappresentate le strade principali. Infine in Giappone, nel 1621, venne realizzato un rilevamento finalizzato alla redazione di carte pittoriche della grande arteria del Tökaidö da Edo a Kyötö.
La cartografia scientifica
Le rappresentazioni cartografiche eseguite nell'antichità furono quindi numerose, ma per l'utilizzo di metodi scientifici si dovette attendere la civiltà greca.
I Greci, come grandi navigatori, avevano necessità di rappresentare i territori d'oltremare e di tracciare le rotte; furono perciò i primi a tentare di individuare la forma della terra e calcolarne le dimensioni. Astronomi, geografi, filosofi e matematici greci si misurarono nella ricerca di sistemi scientifici che consentissero di realizzare precise rappresentazioni della terra nelle quali riportare dati, notizie e indicazioni raccolti da viaggiatori e naviganti.
Secondo Erodoto, si deve attribuire ad Anassimandro, un allievo di Talete (metà del VI secolo a.C.), il primo disegno della terra di cui si abbia notizia. Alla fine dello stesso secolo dovrebbe risalire un'altra carta dello stesso tipo eseguita da Ecateo di Mileto. Circa tre secoli dopo, intorno al 300 a.C., Dicearco da Messina realizzò una carta impostata su una linea latitudinale che correva al centro del Mediterraneo; dal momento che, a quanto pare, vi era stata impostata anche una linea verticale, ossia longitudinale, questo è considerato il primo tentativo di reticolo a noi noto.
Un altro famoso cartografo dell'antichità fu Eratostene (276-196 a.C.) il quale realizzò una carta del mondo allora conosciuto che comprendeva, oltre l'area mediterranea, ad Est l'India e a Sud l'Etiopia.
Nel I secolo a.C. il geografo greco Strabone (prima del 60 a.C.-forse 20 d.C.) scrisse la Geografia, un'ampia opera in 17 libri, nella quale descrive le vaste regioni da lui visitate nei numerosi viaggi attraverso tutto il mondo allora conosciuto.
Sulla base di quanto riferisce Claudio Tolomeo (100-178 d.C.), famosissimo astronomo, matematico e geografo, Mirone di Tiro (120 d.C.) realizzò su una carta, andata perduta, una proiezione cilindrica orizzontale della Terra allora conosciuta, con delle linee parallele verticali e orizzontali (corrispondenti a longitudine e latitudine), misurate in gradi. Secondo la descrizione di Tolomeo la parte di terra rappresentata si estendeva da Ovest ad Est per 225° e comprendeva l'Europa e una vasta parte dell'Asia; proprio partendo dal lavoro di Mirone, Tolomeo ideò la proiezione conica equidistante e omeotera. Ma il suo nome è legato soprattutto alla teoria geocentrica, riproposta nell'opera nota come Almagesto, un titolo di derivazione araba col quale viene indicata comunemente la sua Sintassi matematica: in questo lavoro lo studioso raccolse le concezioni astronomiche allora conosciute, tra cui quelle di Ipparco e Aristotele, che erano già allora vecchie di almeno due secoli e ponevano la terra al centro dell'universo e il sole, i pianeti e gli astri, intorno ad essa. Il sistema geocentrico, noto come tolemaico, s'impose per quasi quattordici secoli fino a che non fu soppiantato da quello eliocentrico di Copernico. Anche quest'ultimo, peraltro, non era del tutto nuovo essendo già stato ipotizzato da Aristarco di Samo nel II-III secolo a.C. e, forse in precedenza, anche da Eraclito di Ponto, un discepolo di Platone.
Tolomeo fu il fondatore della trigonometria piana e sferica, svolse ricerche in tutti i campi della scienza e compose anche numerose opere, diverse delle quali sono andate perdute. Notissima è la Geografia, o meglio Introduzione geografica, un'opera in otto libri dove raccolse le conoscenze geografiche raggiunte fino al suo tempo e fornì dati, come la determinazione delle coordinate o la costruzione del reticolo, per la realizzazione di elaborati cartografici. In quest'opera, citata da varie fonti, dava i fondamenti di geografia e corografia, con misure della terra, elenchi di località, confini di paesi, dati climatici, durata dei giorni; resta però il dubbio se fosse o meno corredata di carte. Non pochi studiosi, infatti, ritengono che Tolomeo non abbia mai realizzato direttamente delle carte e abbia, invece, fornito solo i dati sufficienti per disegnarle, mentre secondo altri, realizzò anche numerose rappresentazioni cartografiche non pervenute sino a noi.
Nell'alto medioevo anche la cartografia, come altre scienze, subì i riflessi della decadenza della ricerca scientifica, la geografia tolemaica fu del tutto ignorata e si diffusero concezioni totalmente prive di fondamento scientifico; quattro secoli dopo Tolomeo, la recessione delle conoscenze in materia era talmente profonda che Cosma Indicopleuste, un navigatore che era giunto fino all'India e a Ceylon, e per questo fu chiamato "navigatore indiano", tra il 535 ed il 547 diede una rappresentazione dell'universo simile ad un tabernacolo, con la terra rettangolare, circondata dagli oceani e sormontata a Nord da un'altissima montagna che, nelle ore notturne, nascondeva il sole. All'epoca, inoltre, era diffusa una rappresentazione della terra a T con i mari disegnati come grandi canali tra l'Europa, l'Africa e l'Asia.
All'inizio del secondo millennio, però, con il nuovo sviluppo dei commerci e della navigazione, s'impose l'esigenza di creare documenti cartografici d'utilizzo pratico più rispondenti alla realtà. Ma mentre nel mondo cristiano sui sistemi razionali prevalevano concetti immaginari influenzati da convinzioni religiose, nel mondo islamico si ebbe un notevole sviluppo degli studi. Non a caso quindi nel XII secolo fu proprio un arabo, Abu Abdullah Ibn Mhammad, meglio conosciuto come Edrisi o al-Idrisi (1099 - 1165 circa), a dare un notevole contributo allo sviluppo della cartografia. Nato a Ceuta, studiò a Cordova, quindi si dedicò ai viaggi visitando la penisola iberica, l'Africa del Nord e l'Asia minore. Uomo di grande cultura, nel 1138 fu accolto a Palermo alla corte di Re Ruggero II, il quale gli diede l'incarico di redigere un'opera che descrivesse il mondo conosciuto sulla base di dati certi, raccolti durante i suoi viaggi, o con l'aiuto di altri viaggiatori e studiosi. Il lavoro si protrasse per circa 15 anni e nel 1154 fu ultimata la Nurhat al-mushtaq fì ikhtraq al-afaq, ossia Lo svago per chi ama percorrere le regioni. Quest'opera, nota anche come Il libro di Ruggero, è corredata dalla Charta Rugeriana, una raccolta di 70 mappe in carta setificata, considerata la più importante nell'ambito della geografia medievale. Essa era accompagnata da una incisione che riproduceva la stessa carta su un disco d'argento del peso di 150 chilogrammi.
Con la scoperta della bussola si impose un nuovo tipo di approccio alla rappresentazione cartografica: grazie ai viaggiatori genovesi e veneziani, che si spinsero fino all'interno dell'Asia e dell'Africa, e agli Spagnoli e Portoghesi che esplorarono le Americhe e le lontane terre del Pacifico, i documenti cartografici vennero a rappresentare porzioni sempre più ampie del globo.
Dopo la scoperta dell'America i cartografi rivolsero la loro attenzione principalmente alle coste atlantiche; non fece eccezione neppure la cartografia nautica italiana e in particolare quella genovese.
Con l'Umanesimo e con la riscoperta della cultura classica, risorse l'interesse per i testi di Tolomeo, del quale furono riproposte le carte. Nel XV secolo la Geografia venne ripresa e ripubblicata ed ebbe un successo talmente vasto che in pochi decenni alla prima riedizione ne seguirono altre sette. L'editio princeps dell'opera tolemaica, nella versione latina di Iacopo Angelo de Scarperia, venne pubblicata, ma senza cartine, il 13 settembre 1475 a Vicenza a cura di Hermann Liechtenstein. Successivamente si pubblicarono le seguenti edizioni:
- edizione del 1478: vide la luce a Bologna all'interno dell'atlante Claudius Ptolomaeus Cosmographia Trad. Jacubus Angelus. [Precede] Jacubus Angelus, ed è considerata la più antica edizione corredata di carte; queste ultime derivano dalla prima incisione in rame che si conosca. La stampa fu curata da Domenico de Lapi mentre le carte realizzate con incisioni furono realizzate da Taddeio Crivelli, un miniatore e pittore, nato a Mantova o Milano tra il 1420 e il 1430, che operò per diversi anni a Bologna e morì in data antecedente al 1479;
- edizione del 1478, stampata a Roma da Arnold Buckinck, con traduzione dal greco di Jacobus Angelus, a cura di Domizio Calderini;
- edizione del 1480, stampata a Firenze a cura di Nicolò Todescho. Il testo è di Francesco Berlinghieri che ha rielaborato in versi italiani il testo originario;
- edizione del 1482 stampata ad Ulma da Lenhart Holle a cura di Nicolaus Germanus;
- edizione del 1486 stampata ad Ulma da Johann Reger, con traduzione di Jacobus Angelus, a cura di Nicolaus Germanus;
- edizione del 1490 stampata a Roma da Pietro della Torre con traduzione di Jacobus Angelus.
Con le grandi scoperte geografiche e la circumnavigazione del globo le elaborazioni cartografiche si moltiplicarono e si rese necessario rappresentare tutto il globo. Opere significative furono realizzate in questo campo da Juan de la Cosa nel 1500, da Pedro e Jorge Reinel del 1505 e da Sebastiano Caboto che nel 1544 realizzò i mappamondi.
A cavallo tra i secoli XV e XVI si colloca l'attività del grande cartografo Sebastiano Munster (1489 -1552) un erudito francescano tedesco, poi diventato protestante, che fu umanista, cosmografo, geografo e teologo. Pubblicò un gran numero di opere, tra cui ci sono pervenute ben 142 carte geografiche. Nel 1536 pubblicò la Mappa Europae, nel 1538 la Rhetia e nel 1540 curò un'edizione della Geografia di Tolomeo e delle opere dei geografi latini Mela e Solino. La sua opera maggiore è la Cosmographia Universalis, pubblicata a Basilea nel 1544, in sei volumi e corredata da 471 xilografie e 26 carte. Di quest'opera monumentale, che tratta argomenti vari, alcuni dei quali legati ai fenomeni naturali, in un secolo si pubblicarono oltre cinquanta edizioni, in diverse lingue. Quella del 1550, in latino, comprende una carta della Sardegna, una mappa della città di Cagliari e la monografia Sardiniae brevis historia descriptio di Sigismondo Arquer (1523 - 1571). L'Arquer laureatosi nel 1547 in diritto a Pisa e, successivamente, in teologia all'università di Siena, era un avvocato cagliaritano, oltre che storico e teologo. Giovanissimo realizzò una carta della Sardegna e una carta di Cagliari che accompagnava la monografia Sardiniae brevis historia descriptio. Notissimo come grande erudito anche in Spagna, nel 1554 fu nominato avvocato fiscale della Sardegna, ma, nonostante appartenesse ad una potente famiglia, i suoi nemici riuscirono a farlo accusare di luteranesimo a causa della sua collaborazione col Munster e a farlo arrestare una prima volta nel 1556. Prosciolto, fu nuovamente arrestato nel 1563, torturato e infine, nel 1571, mandato al rogo.
Un altro importante geografo fu l'olandese Gerard Kremer, meglio noto come Mercatore, (1512-1594), considerato il padre della cartografia scientifica moderna perché applicò metodi scientifici alle riproduzioni cartografiche, rivoluzionando il settore. Era un agrimensore e costruttore di astrolabi che iniziò l'attività di cartografo nel 1537, con la realizzazione di una carta della Palestina. L'anno successivo costruì un mappamondo e nel 1540 una carta delle Fiandre in quattro fogli. Nel 1541 l'imperatore Carlo V gli commissionò un mappamondo terrestre e nel 1551 realizzò una carta dell'universoun globo celeste. Successivamente si trasferì a Duisburg dove, nel 1554, rappresentò l'Europa in 15 fogli. Nel 1564 redasse la carta delle isole britanniche in otto fogli e nel 1569 il planisfero ad usum navigantium in 18 fogli. Quest'ultima opera fu realizzata utilizzando la proiezione cilindrica isogona a latitudini crescenti, un sistema che lo rese famoso e che ancora oggi porta il suo nome. Il metodo, o proiezione di Mercatore, si basa sulla proiezione cilindrica conforme ed è ancora oggi utilizzata nella navigazione lossodromica, della quale si farà cenno più avanti. Mercatore fu anche autore di opere filosofiche e letterarie ed ebbe il merito di riordinare il materiale cartografico allora conosciuto. La sua opera maggiore è l'Atlas sive cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati figura, che richiese anni di lavoro; la prima parte fu pubblicata nel 1584, con le 61 carte dell'Europa centrale e 23 carte dell'Italia, Slavonia e Grecia, mentre una terza parte fu pubblicata postuma, nel 1595, a cura del figlio Rumold. Dall'opera completa, che vide la luce nel 1602 a cura dei figli Rumold e Arnold ed ebbe una larghissima diffusione, deriva il termine "atlante" attualmente utilizzato.
Il Mercatore costruiva le sue carte con un'attenta opera di ricerca del materiale conosciuto e utilizzava ampiamente i lavori dei cartografi del tempo, in particolare di quelli italiani.
Nel 1605 vide la luce l'edizione dell'atlante del Mercatore curata dal cartografo olandese Joost De Hondt, noto anche come Hondius (1563 - 1611), che riutilizzò le lastre di rame originarie e diede alle stampe numerose edizioni successive. Hondius, che iniziò la sua attività come costruttore di strumenti matematici, globi e carte geografiche divenne, oltre che stampatore, anche un grande cartografo; pubblicò, tra le altre opere, anche l'Atlas Minor, un'edizione in scala ridotta dell'opera di Mercatore. Dopo la sua morte proseguirono il suo lavoro i figli Jodocus e Henry e il genero Johannes Jansson.
Quest'ultimo, meglio noto come Johannes Janssoni (1588 -1664), fu editore, incisore e cartografo. Iniziò la sua attività nel 1617 con la pubblicazione di un'edizione della Geografia di Tolomeo; nel 1633 diede alle stampe una nuova edizione dell'Atlas di Mercatore in due volumi, cui seguirono nel 1638 l'Atlas Novus, e nel 1647 un'edizione in sei volumi con un Atlante marittimo e un Atlante del mondo antico. Nel 1657 curò un'edizione del Novus Atlas sive Theatrum Orbis in 6 libri. Nel 1657 pubblicò il Theatrum exhibens illustriores civitates in 8 volumi. L'Atlas contractus, sive Atlantis majoris compendium vide la luce solo dopo la sua morte, nel 1666.
All'epoca anche in Italia i cartografi erano numerosi; nel XVI-XVII secolo operò a Genova l'illustre famiglia di cartografi Maggiolo (oppure de Maiolo), che ebbe come progenitore Visconte Maggiolo, originario di Rapallo, ma residente a Napoli. Nel 1519 fu richiamato a Genova dove, da quell'anno, fu il depositario del monopolio cartografico con nomina ufficiale della Repubblica. L'attività dei Maggiolo come cartografi termina verso la metà del XVII secolo. A Visconte Maggiolo succedono Giovanni Alfonso I (seconda metà del XVI secolo), Cornelio I ( fine secolo XVI e primi anni del XVII ), figli di lui, Niccolò e Giovanni Antonio II (prima metà del secolo XVII) e infine Cornelio II (metà del secolo XVII ). Il secondogenito di Visconte fu Giacomo Maggiolo, autore della carta del 1563, che si distingue per la precisione del disegno delle coste dell'Europa settentrionale. Nel 1567 realizzò una bella carta nautica che rappresentava la Sardegna, la Corsica e le coste tirreniche settentrionali.
Nella seconda metà del XVI secolo godeva di grande prestigio come geografo in Italia anche Tomaso Porcacchi (1530-1585), un umanista, che a Venezia, dove si trasferì nel 1559, curò, tra l'altro, la stampa di una collana di storici greci. Ma era anche un notevole conoscitore di geografia e realizzò, con incisioni di Gerolamo Porro, un Isolario che vide la luce nel 1572 e fu oggetto di numerose edizioni.
All'inizio del XVI secolo si colloca l'attività di Fabio Licinio (1520-1565), figlio del pittore Rigo e fratello di Giulio, anch'egli pittore. Era un noto incisore e realizzò numerosi lavori per Giacomo Gastaldi (1500-1566), ritenuto il maggior cartografo italiano del Cinquecento, molto noto anche all'estero. Il Gastaldi lavorò soprattutto a Venezia, dove realizzò nel 1546 le carte danubiane e il planisfero ovale, quindi una carta dell'Asia in tre fogli tra il 1559 ed il 1561. L'opera maggiore fu la carta d'Italia del 1561, contenuta nell'opera Disegno della geografia moderna dell'Italia.
Un altro insigne cartografo fu Egnazio Danti (1536 - 1586),che ricoprì l'incarico di cosmografo del Vaticano e ricevette da Cosimo de Medici l'incarico di dipingere le carte geografiche nel guardaroba di Palazzo Vecchio a Firenze.
Molto più conosciuto è però il fiammingo Abramo Ortelio (1527 - 1598), meglio noto come Ortelius, che fu cartografo, cosmografo e bibliofilo. Egli compì numerosi viaggi e nel 1564 pubblicò una carta del mondo in otto fogli denominata Typus orbis terrarum. Nel 1570 diede alle stampe il Theatrum orbis terrarum, un atlante con 53 tavole incise in rame da Frans Hogenberg che conteneva 70 carte di diversi autori. E' questo il primo atlante di carte geografiche create in maniera uniforme, con dati derivati dalle conoscenze e dai risultati delle ultime esplorazioni. Ebbe larghissima diffusione e tra il 1570 e il 1612 se ne stamparono circa trenta edizioni in sette diverse lingue. Le opere erano arricchite di sempre nuove carte e, con l'allegato Catalogus geographorum, si formò una raccolta di 167 documenti cartografici redatti da 183 autori diversi.
Nella prima metà del XVII secolo la cartografia conobbe un momento di notevole espansione in Europa, soprattutto per il diffondersi delle opere di carattere cartografico-descrittivo realizzate sotto il patrocinio del Re, come gli atlanti di Le Clerc (con varie edizioni tra il 1619 e il 1632), di Melchiorre Tavernier (rieditato tra il 1632 e il 1637) di Tassin, Nicolás Nicolai o Guillaume Sanson. Notoriamente la natura di questi lavori era molto condizionata dal patrocinio statale dei suoi autori i quali creavano la cosidetta geografia del re che era incentrata sull'esaltazione del suo potere e sull'estenzione dei territorio sui quali poteva espletarlo. Con la diffusione dei lavori cartografici incominciarono però a diffondersi anche i cartografi non ufficiali, all'inizio, come in inghilterra, con un carattere molto più provinciale, legato principalmente alla divulgazione di conoscenze non sufficientemente aggiornate, ma successivamente con lavori sempre più importanti e la diffusione di guide di viaggio e gli itnerari.
In Germania godeva di notevole prestigio il cartografo Georg Braun, noto anche come Georgius (1541 - 1622), autore della Civitates orbis terrarum, una raccolta di piante prospettiche e vedute delle maggiori città del mondo allora conosciuto. Le tavole furono stampate sulla base di incisioni in rame realizzate da Franz Hogenberg. L'opera, edita per la prima volta a Colonia nel 1572, in lingua latina, fu successivamente ristampata in tedesco e francese ed ebbe un grande successo anche per la qualità delle incisioni.
Tra il XVI e il XVII secolo ebbe larga fama anche il cartografo italiano Giovanni Antonio Magini, nato a Padova nel 1555 e morto a Bologna nel 1617. Scienziato di grande prestigio, alla morte di Egnazio Danti fu preferito a Galileo (del quale non condivideva le teorie) come docente di matematica all'Università di Bologna.
nel 1588 fu preferito Il Magini, da rigoroso studioso quale era, effettuò lunghe e profonde ricerche anche nel settore cartografico e nel 1596 pubblicò la Geografia di Tolomeo arricchita da 37 nuove carte da lui redatte; queste ultime diedero una nuova impronta all'opera, trasformandola in un atlante moderno. Nel 1608 pubblicò una grande dal titolo "Italia Nuova".. Nel 1608 pubblicò l'Italia Nuova, una carta d'Italia in sei tavole.
Il Magini avviò il lavoro per la realizzazione di un atlante d'Italia, costituito di carte aggiornate sulla base dei suoi studi e dei dati forniti dai maggiori cartografi dell'epoca, dei quali aveva richiesto la collaborazione. Quando morì, nel 1617, l'opera non era terminata, ma vide la luce nel 1620 a cura del figlio Fabio.
Le carte del suo atlante in genere erano più avanzate rispetto a quelle diffuse in quel periodo, quella della Sardegna, invece,, che non conosceva, si basava su dati vecchi e appariva molto antiquata se raffrontata ad altre largamente in uso all'epoca. Egli infatti non aveva una conoscenza diretta dell'isola e dovette basarsi sulle informazioni fornitegli da Rocco Capellino, l'architetto che aveva curato la riorganizzazione delle difese costiere sarde. Il Capellino aveva soggiornato a lungo in Sardegna, e ne conosceva il territorio, ma non era in possesso delle necessarie tecniche cartografiche; a ciò forse sono imputabili gli errori nella rappresentazione dell'isola che nelle carte nautiche del tempo erano già stati largamente superati.
Altro cartografo illustre è l'olandese Willem Janszoon Blaeu (1571-1638), fecondo produttore di carte noto anche come Guilelmus Caesius o Guilelmus Jansonius; fu anche geografo e, per un certo periodo, cartografo della Compagnia delle Indie Orientali. Si avvicinò alla cartografia già a 20 anni quando, in Danimarca, apprese l'arte di costruire strumenti matematici, atlanti e mappamondi sotto la guida dell'astronomo danese Tyge o Tycho Brahe (1546-1601), che gli insegnò anche l'astronomia e che fu maestro di Keplero. Dopo alcuni anni ritornò ad Amsterdam, dove, nel 1605, pubblicò la Nova universi terrarum orbis mappa, una carta del mondo conosciuto in 18 fogli. Si concentrò sulla produzione cartografica realizzando numerosi lavori: nel 1619 pubblicò il Theatrum Mundi; nel 1631, utilizzando anche 103 carte nuove, realizzò l'Appendix Theatri A. Orteli et Atlantis G. Mercatoris Continens Tabulas Geographicas Diversorum Orbis Regionum Nunc Primum Editas Cum Descritionibus, che si configura come un completamento degli atlanti dell'Ortelio e del Mercatore. Nel 1635 diede alle stampe, in tre volumi, il Theatrum orbis terrarum sive Atlas novus che fu ripubblicato in numerose edizioni, anche dopo la sua morte, a cura del figlio Joannes Joan Blaeu (1596 -1673). Quest'ultimo, insieme Geografo e cartografo olandese al fratello Cornelio continuò il lavoro del padre e fu l'autore di un gran numero di carte, tra le quali ricordiamo la più imponente delle quali fu Tra le altre sue opere si ricordano la riedizione riedizione dell'atlante del padre Willem, la pubblicazione del il Theatrum civitatum nec non admirandorum Neapolis et Siciliae e la Nova et accuratissima totius terrarum orbis tabula composta una raccolta di 20 carte.
Molta conosciuto fu anche Melchiorre Tavernier (1564-1644), esponente di una famiglia di cartografi che operò in Francia nei primi decenni del XVII secolo. Era idrografo, incisore e tipografo del Re per le carte geografiche e raggiunse una grande notorietà per la pubblicazione della carta delle strade postali della Francia, che fu riprodotta diverse volte fino alla fine del secolo. Il Tavernier commissionò il documento cartografico a Nicola Sanson ed egli procedette alla sua pubblicazioni avvertendo gli acquirenti che avrebbe dato alle stampo edizioni successive a scala maggiore o minore.
Pubblicò i la vori: Nel 1632 pubblicò la Carte Ceographique des Postes qui traversent la France (ripubblicata nel 1658 da N. Sanson ), nel 1634 il Theatre Geographique du Royaume de France e tra il 1640 e il 42 la Description de La Carte Generale de Tout le Monde.
Pubblicò numerosi lavori di altri cartografi, come Jansson, Hondius, Danckerts, N. Sanson, N. Tassin e P. Bertius. Editò anche un atlante sotto lo stesso titolo J. Le Clerc Theatre Geographique utilizzando molte delle mappe di Le Clerc ma aggiungendone altre di diverse fonti.
Questo cartografo non deve essere confuso con il suo nipote omonimo (1594-1665) che realizzò mappe per Nicola Sanson.e divenne popolare per il taglio rdito dell'incisione e per la colorazione luminosa dei documenti.
All'inizio del XVII secolo risalgono le opere di Philipp Cluver, o Philippus Cluverii Cluverius (1580-1623), un umanista e geografo tedesco che viaggiò nei paesi germanici, in Francia, in Inghilterra e in Italia, soprattutto per lo studio delle antichità. Diede un'impostazione particolare alla cartografia, perché nei suoi lavori inseriva tematismi storici e per questo è considerato l'iniziatore della geografia storica. Nel 1619 pubblicò Italia antiqua item Sardinia et Corsica. Dopo la sua morte, nel 1624, vide la luce l'atlante Italia Antiqua e, successivamente, l'opera Introductio in universam geographiam.
Nel XVII secolo operò in Francia Nicola Sanson (1600-1667), grande geografo e cartografo considerato il fondatore della cartografia in Francia. Utilizzando una proiezione che da lui prese nome, riuscì a produrre un notevole numero di carte, ma in genere proponeva lavori preesistenti, soprattutto di cartografi olandesi, e non curava molto la precisione delle rappresentazioni. La sua prima opera, intitolata Galliae antiquae descriptio geographica, è del 1627. Nel 1637 vide la luce un atlante in 15 carte sull'impero romano e, circa dieci anni dopo, la Grande Carta d'Italia. Nel 1642 gli fu conferito dal re Luigi XIII l'ambito titolo di "Geografo ordinario del Re". Nel 1644 produsse in 10 fogli la carta di Francia, nel 1652 in 14 fogli la carta dell'Asia, nel 1656 quella dell'Africa in 19 fogli. Nel 1658 diede alle stampe l'opera monumentale in 11 volumi Atlas Maior sive Cosmographia Blaviana, qua solum, coelum accuratissime describuntur. L'atlante, certamente uno dei più grandi tra quelli fino ad oggi pubblicati, giunse a raccogliere ben 593 carte e 3000 pagine di testo.
I lavori del Sanson furono ripresi in diverse altre opere e alcune sue carte sono riprodotte nell'atlante italiano Mercurio Geografico, pubblicato nel secolo XVII a Roma da Giov. Giacomo De Rossi, di cui si conoscono ben sei edizioni.
Nel XVII secolo le conoscenze in ambito cartografico continuarono a crescere e questa scienza ebbe notevole espansione: ai nuovi dati che giungevano in Europa con il succedersi delle scoperte geografiche, si aggiunse lo sviluppo delle conoscenze scientifiche. L'Olanda, e Amsterdam, in particolare, era allora un centro di importanza mondiale della cartografia per il contributo costante delle Compagnie delle Indie Orientali (V.O.C) e Occidentali (W.I.C) che, pur di disporre di documenti aggiornati, non badavano a spese. In Francia si diffusero notevolmente le opere di carattere cartografico-descrittivo realizzate sotto il patrocinio del Re, come gli atlanti di Le Clerc (con varie edizioni tra il 1619 e il 1632), di Melchiorre Tavernier (rieditato tra il 1632 e il 1637) di Tassin, Nicolás Nicolai o Guillaume Sanson. Notoriamente la natura di questi lavori era molto condizionata dal patrocinio statale dei suoi autori i quali creavano la cosiddetta geografia del Re, che era finalizzata, spesso, all'esaltazione del suo potere attraverso la pubblicizzazione dei dati sulla dei territorio e il numero di sudditi sui quali poteva espletarlo. Con la diffusione dei lavori cartografici incominciarono però a diffondersi anche i cartografi non ufficiali, all'inizio, come in inghilterra, con un carattere molto più provinciale, legato principalmente alla divulgazione di conoscenze non sufficientemente aggiornate, ma successivamente con lavori sempre più importanti e la diffusione di guide di viaggio e gli itinerari.
Di particolare importanza per la precisione delle rappresentazioni, ad esempio, si rivelo il sistema della triangolazione utilizzato dal matematico olandese Willebrord Snall van Royen, meglio noto con il nome umanistico di Willerbrordus Snellius (1580, o forse 1591,- 1626). Questo studioso sviluppò diverse applicazioni della matematica alla cartografia; in particolare eseguì il primo tentativo per la determinazione trigonometrica dell'arco del meridiano, e studiò la curva che taglia i meridiani terrestri sotto angolo costante, cui diede il nome di lossodromia.
Tra il XVII e il XVIII secolo operò in Germania Christoph Weigel (1654 - 1725) o Weigelii Christophori un cartografo e incisore tedesco che redasse e pubblicò, come editore, diverse opere. Nel 1712 realizzò l'Atlas Scolasticus; nel 1720, in collaborazione con J.D. Koehler, pubblicò l'Orbis antiquus o Descriptio orbis antiqui. Nello stesso anno diede alle stampe l'atlante Orbis terrarum veteribus cogniti, un'opera importante per la Sardegna, perché comprende anche la Insularum Corsicae Sardiniae Melitae accurata descriptio ex mente veterum geographorum.
Nello stesso periodo, sempre in Germania, fu attivo Gabriel Bodenehr (1664 - 1750), un geografo e cartografo, figlio del cartografo di Augsburg Hans Georg Bodenehr, autore dell'Atlas Curieux. Gabiel Bodenehr, oltre a continuare l'opera del padre, nel 1715 pubblicò la Carta d'Italia e nel 1720 l'opera Curioses Staats und Kriegs Theatrum in Italien.
In Italia tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento fu di notevole importanza l'opera del frate ravennate Vincenzo Coronelli (1650-1718), uno studioso di matematica e geografia che fu anche grande cartografo e cosmografo. Nel 1681 si trasferì a Parigi dove ebbe modo di approfondire le sue conoscenze e nel 1683 costruì, su commissione di Luigi XIV, gli enormi Globi di Marly, grandi mappamondi del diametro di 4 metri. Rientrato a Venezia, nel 1685 fu nominato cosmografo della Serenissima e fondò l'Accademia degli Argonauti, considerata la più antica società geografica del mondo. Le sue opere furono numerose: nel 1690 pubblicò l'Atlante Veneto, nel 1694 il Corso Geografico, quindi tra il 1696 e il 1698 l'Isolario in due volumi, nel 1706 il Teatro della Guerra e nel 1707 la Cronologia Universale. La sua ultima opera doveva essere la Biblioteca Universale, una grande enciclopedia rimasta purtroppo incompiuta.
Nel Settecento, con lo sviluppo delle scienze e la creazione di nuovi e più sofisticati strumenti ottici, s'imposero nuove tecniche che consentirono rilevamenti sempre più precisi e quindi la redazione di carte che rappresentavano con maggior precisione il territorio. In quel secolo l'attenzione per la cartografia fu notevolissima: si costruirono nuove proiezioni e si fecero ricerche anche per l'individuazione di sistemi atti a realizzare una più accurata rappresentazione del rilievo.
Tra gli studiosi che si distinsero per la creazione di nuovi sistemi si ricorda Guillome Delisle (1675-1726), il quale utilizzò un tipo di proiezione prospettica, che prende il suo nome, nella quale i paralleli sono rappresentati con archi di cerchio e i meridiani con rette convergenti. Il Delisle nel 1700 realizzò un planisfero e, successivamente, 34 carte aggiornate dell'Europa e di paesi extraeuropei. Un altro cartografo, il francese Rigobert Bonne (1727-1796), realizzò numerose carte e diversi atlanti e diede il suo nome alla proiezione pseudoconica utilizzata anche per la realizzazione della carta di Francia.
Un contributo determinante continuava ad essere dato da matematici come J.H. Lambert (1728-1777), uno studioso di origine francese attivo soprattutto in Germania, il quale formulò una proiezione orizzontale equivalente, utilizzata per la rappresentazione di vaste porzioni del globo.
Una particolare attenzione merita anche il cartografo Cesare Francesco Cassini (1714-1784), componente di una grande famiglia di astronomi e geodeti di origine italiana, che ebbe come capostipite Giandomenico Cassini (1625- 1712). Quest'ultimo, dopo essere stato professore a Bologna, nel 1669 si trasferì in Francia divenendovi accademico e direttore dell'Osservatorio di Parigi. Il nipote, Cesare Francesco, realizzò, tra il 1744 e il 1815, la carta topografica del Regno di Francia in 182 fogli in scala 1:86.400.
La cartografia oggi
Nel XIX secolo, infine, sono nati i grandi istituti cartografici che hanno cominciato a creare le carte utilizzando sistemi sempre più avanzati. La tecnologia moderna ha ampliato di molto le possibilità della cartografia e, specialmente dalla seconda Guerra Mondiale in poi, con i rilevamenti aerei che consentono di rappresentare con precisione vaste parti di territorio e con la nascita della fotogrammetria, le tecniche cartografiche si sono evolute enormemente. Lo sviluppo dei calcolatori elettronici, la misurazione elettronica delle distanze per mezzo di fasci laser e della luce, e l'uso dei computer nel disegno delle carte, insieme ai software sempre più sofisticati, hanno consentito una evoluzione rapidissima. Ad esempio, alcuni sistemi basati sull'utilizzo di mosaici di fotografie aeree trattate in modo speciale si usano per costruire le ortofotocarte, in grado di integrare o sostituire le carte topografiche convenzionali.
Il sistema oggi maggiormente utilizzato per la realizzazione delle carte topografiche è il rilievo aerofotogrammetrico, per il quale ci si avvale di un aereo che vola in linea retta, a quota e velocità costanti, ed esegue, ad intervalli di tempo predefiniti, una serie di fotografie su una porzione di territorio acquisendo dati territoriali da angolazioni diverse. Si crea così una strisciata formata da immagini che riproducono una porzione di terreno insieme a una parte di quella ripresa con lo scatto precedente, in modo da consentirne un preciso concatenamento. Con una serie di strisciate parallele si rileva la porzione di territorio interessata. Si passa quindi alla fase di fotorestituzione, nella quale attraverso un apposito apparecchio, si rielaborano le immagini procedendo alla loro proiezione dopo un'adeguata correzione delle asperità del terreno. I dati delle immagini vengono completati dal cartografo con l'inserimento di altri elementi utili per la realizzazione di una carta completa, come curve di livello, quote, toponimi o altri dati rilevati direttamente sul terreno. Il documento così elaborato viene quindi trasferito alle stampanti per il trasferimento sulla carta.
Una vera e propria rivoluzione è stata determinata dai satelliti ERTS (Earth Resource Technology Satellites), forniti di apparecchiature per il rilevamento a distanza, sensibili a porzioni dello spettro elettromagnetico invisibili all'occhio umano. La tipologia, la qualità e la colorazione delle immagini dipendono dalle tecniche di acquisizione e dalla scelta della lunghezza d'onda capace di far risaltare un determinato fenomeno. Le informazioni vengono trasmesse a terra in apposite stazioni dove, utilizzando programmi molto sofisticati vengono decodificate e trasformate in immagini leggibili. In tal, modo si ottengono documenti che consentono elaborazioni cartografiche di grande precisione anche per zone quasi inaccessibili. In genere queste apparecchiature operano nell'infrarosso perché in tal modo possono captare l'energia emessa dai diversi tipi di materiali presenti in superficie, come rocce, suolo, vegetazione, masse d'acqua, fabbricati, infrastrutture e tradurla in fotografie o immagini che consentono la realizzazione di carte tematiche.
Sopra le nostre teste gira un gran numero di satelliti che percorrono orbite regolari e ogni giorno rilevano una porzione di territorio di ampiezza variabile; i Landstat ad esempio rilevano un quadrato di km 185x185. Le informazioni che trasmettono i satelliti non sono in genere utilizzate per carte di grande dettaglio ma, generalmente, per elaborati di grande scala.